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..."Due occhi per vedere, 4 gambe per andare"

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Solo gli ultimi dettagli separano dalla partenza Dino Lanzaretti e Simone Salvagnin. La loro sfida è percorrere 16.000 km in tandem, da Schio fino all’India, passando per i Balcani, la Turchia, l’Iran, l’Asia centrale, la Cina e il Pakistan.
 Hanno aperto un blog , nel quale documenteranno l’avventura con video e racconti.
La data esatta di partenza non è ancora stabilita, ma sicuramente sarà entro il 15 maggio. «Anche perché trovarsi in ottobre ancora in Tibet significherebbe tornare a casa davvero magri» dice sorridente Dino, veterano di viaggi temerari. È infatti l’unico italiano ad aver attraversato in bicicletta la catena dell’Himalaya, oltre ad aver percorso tutta l’Indocina ed aver scalato le più importanti vette andine.
 Simone è invece alla sua prima esperienza di viaggio in bicicletta. Oltre a questo, c’è un’altra particolarità che rende questo progetto speciale. Simone è un ragazzo ipovedente. A 10 anni gli è stata diagnosticata la retinite pigmentosa, una malattia degenerativa della retina che l’ha portato alla quasi totale cecità. Ciononostante, non si è mai perso d’animo, trovando nella musica e nell’attività fisica le fonti delle sensazioni necessarie per sentirsi vivo.
Racconta di essersi avvicinato alla bicicletta da poco. «Avevo deciso di provare il tandem con un amico, all’inizio senza molto entusiasmo. Essendo un ragazzo molto indipendente, non ho mai voluto chiedere agli altri di portarmi in giro, e questa era la prima impressione che mi dava il tandem. Invece ho scoperto che non di tratta di questo, bensì di un mezzo che lega due persone in un sincronismo e un’armonia difficili da raggiungere. Col rafforzarsi della mia amicizia con Dino, l’ho convinto a provare il tandem con me. Quando poi mi ha parlato della sua idea di un nuovo viaggio, gli ho chiesto se sarebbe stato felice di partire insieme, ed eccoci qui».
«Dal canto mio» racconta Dino «ero pronto ad andare, ma mi mancava una spinta. Come dicevano i Greci, il viaggio più difficile è quello da compiere per uscire dalla soglia di casa. Ecco, si può dire che questa spinta me l’ha data Simone. I viaggi precedenti li ho sempre compiuti in solitaria, e sentivo che mancava la condivisione delle emozioni. La sfida che mi pongo non è contro il tempo o quella di fissare un record, proprio per questo non abbiamo tempi prestabiliti. Quello che voglio è riuscire a condividere le gioie e i dolori dell’avventura».
In questo viaggio i ragazzi si imbatteranno in popolazioni con usanze differenti dalle nostre. «E’ proprio quello che desideriamo. Inoltre speriamo che le persone che ci seguiranno da casa, vedendo i nostri incontri con popoli spesso indicati come “malvagi”, vadano al di là del muro dei preconcetti, che nascono dall’ignoranza. Questa per noi è il vero significato dell’idea di viaggio».
Simone, proprio per la sua particolare condizione, aggiornerà il blog descrivendo le sensazioni che proverà. «Il mio vuole essere un messaggio anche a tutti coloro che soffrono di una condizione di disabilità. Ritengo che troppo spesso le persone disabili si affidino agli altri, quando invece solo loro possono essere in grado di sapere di cosa hanno davvero bisogno. Non devono quindi avere paura di chiedere, di mettersi in gioco».
«Per questo lo slogan del viaggio è “due occhi per vedere, quattro gambe per andare”. Ma il messaggio vuole essere anche un altro: se noi con due occhi e quattro gambe riusciamo ad andare fino in India, percorrendo 16.000 km senza bruciare idrocarburi, vuoi vedere che è possibile uscire di casa a fare la spesa usando solo la forza delle proprie gambe?».
Con questa constatazione lasciamo i due ragazzi, nuovi soci della sezione Tuttinbici di Schio, agli ultimi preparativi del loro viaggio.
Buona pedalata ragazzi!   

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