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da "la Repubblica"

"Caro Lupi, non rinunciamo alle bici contromano". Dopo che un emendamento di Scelta Civica ha spazzato via dal nuovo codice della strada la possibilità di istituire anche in Italia il cosiddetto "senso unico eccetto bici", già presente in molti Paesi europei e caldeggiato dalle associazioni amanti delle due ruote, tre città, Torino, Milano e Bologna, prendono posizione e chiedono al ministro dei Trasporti di introdurre di nuovo la bici in contromano.
Una presa di posizione dell'assessore ai Trasporti di Torino, Claudio Lubatti, che ha già ipotizzato, una volta approvato il nuovo codice, di sperimentare il "contromano" in alcune zone della città, soprattutto in centro e dove esistono zone 30 km all'ora. "La riforma del Codice della Strada è un momento fondamentale per colmare il divario normativo tra il nostro paese e il resto d'Europa in termini di mobilità nuova - dice Lubatti - l'occasione per introdurre anche in Italia quelle azioni finalizzate a facilitare e rendere più efficaci gli interventi a favore della ciclabilità in ambito urbano, che trovano un grande freno proprio nell'attuale corpus normativo, e per armonizzare la normativa nazionale con quella di molte altre realtà europee". Una posizione condivisa con l'assessore di Milano, Pierfrancesco Maran, e di Bologna, Andrea Colombo.
Il nuovo codice punta sulle due ruote. Oltre al "senso unico eccetto bici", ora cancellato, sono previste le "case avanzate", una sorta di area protetta riservata alle bici negli incontri per favorire la ripartenza con semaforo verde, l'apertura delle corsie dei mezzi pubblici alle biciclette, le zone 3 e la svolta continua a destra. "Tutte azioni che hanno dimostrato con la pratica la propria efficacia sia per favorire l'aumento del numero di ciclisti, sia, cosa ancora più importante, per garantire la sicurezza di chi si sposta in bicicletta", dicono gli assessori alla Viabilità.
In Italia la bici sta prendendo piede anche nelle aree urbane. Torino, dove il servizio di bike sharing ha compiuto da poco quattro anni di attività e macina abbonati, è un esempio. Già oggi molti ciclisti in centro vanno in contromano perché si sentono più sicuri rispetto al traffico. "Rinunciare anche solo a sperimentare queste azioni vuol dire fingere di ignorare una serie di pratiche diffuse, rinunciando a inserire delle norme affinché il tutto avvenga in sicurezza", dice Lubatti.
Per l'assessore alla Viabilità del Comune vorrebbe dire "perdere un'occasione, rimanere indietro rispetto agli altri Paesi d'Europa. Spero che la bocciatura in sede di Commissione della Camera del "senso unico eccetto bici" non significhi dover rinunciare al contributo che anche l'Italia è chiamata a fornire per il raggiungimento degli obiettivi comunitari di una mobilità sostenibile, ma sia anzi l'occasione per riflettere su questo errore e consentire di porre rimedio nei passaggi successivi".
I tre assessori, Lubatti, Maran e Colombo, chiedono al ministro Lupi la possibilità di essere ascoltati: un'audizione specifica per poter raccontare come è cambiata nelle città la viabilità. "Un modo per spiegare che la bicicletta non viene solo usata la domenica per fare un giro al parco - dice Lubatti - ma è ormai un mezzo per spostarsi tutti i giorni per lavoro e per studio".


da "la Stampa"

Bruciati sul «controsenso ciclabile». Torino, Milano e Bologna sono le prime città che con una lettera aperta al ministero dei Trasporti chiedono di reintrodurre nel codice della strada il cosiddetto «senso unico eccetto bici». Andare contromano sulle due ruote è già permesso in Germania, Francia, Belgio, Svizzera, Spagna, Ungheria e nei paesi del Nord Europa: anche in Italia sembrava cosa fatta almeno fino alla settimana scorsa, quando la proposta è stata bocciata da un emendamento presentato da Scelta Civica e accolto dalla commissione Trasporti della Camera. «Non può che essere una svista - commenta Pierfrancesco Maran, assessore milanese e delegato dell’Anci per la viabilità -. Abbiamo lavorato al testo per più di un anno, se nulla cambia ci troveremo con un codice stradale arretrato e inadeguato: non c’è nessun motivo di rinunciare a portare anche da noi quel che già c’è e funziona nel resto d’Europa».
Dati alla mano, il controsenso ciclabile nei paesi europei esiste da più di dieci anni e tutti gli osservatori nazionali concordano: non si è registrato nessun aumento degli incidenti, anzi. Secondo uno studio di tre anni condotto a Bruxelles, dove più dell’80 per cento delle strade a senso unico è percorribile in entrambe le direzioni, il punto più pericoloso per chi viaggia sulle due ruote restano gli incroci, dove si verificano circa la metà degli incidenti. Appena il 5 per cento degli incidenti analizzati nella capitale belga è avvenuto “a marcia inversa”, ma la maggior parte sempre in prossimità di un bivio. Ma se si guarda al solo controsenso, su 990 casi esaminati restano sei incidenti per un’auto che esce dal parcheggio senza guardare, cinque per un pedone che ha tagliato la strada e quattro per uno scontro frontale con un’automobile nel senso inverso. Risultato: il contromano non è più rischioso, anno dopo anno gli incidenti diminuiscono. Unica accortezza: il controsenso deve essere ben segnalato.  
L’ultima possibilità per vedere il cartello «eccetto bici» tra quelli previsti dalla normativa italiana è un blitz in commissione trasporti al Senato, dove si potrebbe reintrodurre la proposta spazzata via alla Camera. Paolo Gandolfi, deputato del Pd e relatore sul nuovo codice si dice «fiducioso», spiegando che la votazione dei colleghi è dovuta «più a una sensazione che a una valutazione oggettiva basata su dati reali». «Abbiamo deciso di scrivere una lettera aperta al ministero, la soluzione più rapida per bloccare una scelta inaspettata, che arriva senza nessun preavviso e nel mezzo dell’estate - spiega Claudio Lubatti, assessore torinese alla viabilità, tra i primi firmatari dell’appello al ministro Lupi -. Si tratta del classico fulmine a ciel sereno, ma sappiamo di avere l’appoggio di moltissime altre città. Ora dobbiamo assolutamente recuperare». Sperando che questa volta a prevalere sia il controsenso.

 

 
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