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Una Fiab per le sfide dei tempi

di Valerio Parigi, consigliere nazionale Fiab
 
fiab_crescere.jpgSolo qualche anno fa i temi della ciclabilità, al di fuori di ristrette cerchie illuminate, rientravano nella categoria della fantascienza, ed i paladini della mobilità in bicicletta (noi e altri) erano visti come marziani.
Oggi siamo sotto i riflettori, e le biciclette sono in modo crescente sulle strade delle città italiane. Campagne mediatiche come “salvaiciclisti”, l’attenzione di altre associazioni ambientaliste, un certo interesse della politica, sono parti e sintomi di una fase nuova. Lo spazio è enorme e Fiab ha la necessità di darsi strategie e modalità operative adeguate alle sfide dei tempi. Di questo si è discusso e deliberato nel Consiglio nazionale del 5-6 ottobre, rallegrati dalle pioggerelle dell'hinterland milanese.

Un salto in avanti
Un primo passo sarà darci un' agenda di iniziative, eventi, campagne per almeno un anno, che ci sottragga al rincorrere in affanno eventi, spesso dettati dall'esterno per tempi, contenuti e modi. Ogni attività di rilievo verrà gestita come “progetto”, con la definizione precisa di obbiettivi, tempi e risorse (soldi e persone) ed una valutazione finale.
Alcune attività svolgeranno il ruolo di “assedio al potere”, su Roma: il convegno sui raffronti normativi europei (febbraio), che vuole orientare le iniziative legislative a favore della ciclabilità, sulla scia dell'Europa; e il congresso Fiab (aprile) con importanti temi, decisioni e riflessi mediatici.
Anche l’assunzione di nuove figure, addetto stampa, fund raiser ecc. va nella stessa direzione, andando a professionalizzare le nostre attività e sottolineandone la guida politica dentro la federazione.
 
Crescita, immagine, identità, comunicazione
Il bacino utenti della ciclabilità urbana si è ampliato fortemente, e rappresenta una grande opportunità di crescita per Fiab. Gli indirizzi strategici approvati suggeriscono di approcciare i singoli segmenti di maggiore rilievo: studenti universitari, genitori con figli “casa-scuola”, utenti casa-lavoro o altri.
Serve una immagine (e un’identità) più agguerrita, centrata sulla rivendicazione di diritti alla mobilità, allontanandosi da quella vagamente dopolavoristica. Quest’ultima tende a tener fuori per es. le fasce di età di 20-30-40 anni e a indebolire il ruolo politico di ambedue i rami di attività Fiab, mobilità urbana e cicloturismo.
Apparentemente di dettaglio è l’indicazione emersa di utilizzare meno possibile “amici” (della bicicletta), puntando invece sulla semplice sigla Fiab, e la revisione di tutta la comunicazione: grafica, loghi, impostazioni di pubblicazioni e presenza web ecc.

Uno strumento importante di queste ambiziose strategie sarà il rilancio della formazione interna, sia residenziale che “a domicilio”: già per gennaio è in preparazione un nuovo corso base residenziale (2 giorni) per soci attivi, consiglieri ecc delle associazioni Fiab; riprenderà inoltre la promozione dei  corsi "a domicilio", che i formatori Fiab portano nelle realtà locali, meglio se su base regionale o raccogliendo in un corso varie associazioni geograficamente vicine fra loro.
Le sfide dei tempi non attendono: ci è necessario un maggiore potere contrattuale e di lobby verso la politica nazionale e le amministrazioni locali: gli orticelli locali non ci danno questo, ci serve più Fiab per tutti.
     
    
 
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