CONVEGNO FIAB: Istruito, curioso e “spendaccione”: il ritratto del cicloturistaCicloturismo in Italia, oggi: 460 milioni di Euro di entrate per il territorio, una spesa media di 57 euro al giorno per il viaggiatore su due ruote. Dimenticatevi insomma lo stereotipo del pedalatore che viaggia al massimo risparmio, accontentandosi di una banana e una bottiglietta d’acqua. I cicloturisti, oltre che in continuo aumento, sono un pubblico sempre più qualificato, attento alle realtà locali e disposto a spendere. Una risorsa enorme, soprattutto per un territorio ricco e variegato come quello vicentino, ma al momento valorizzata solo in piccola parte. È uno dei dati più interessanti offerti dal convegno dedicato proprio al fenomeno cicloturismo, organizzato il 6 aprile a Vicenza dalla Fiab e da Tuttinbici, che ha chiamato a raccolta quasi duecento delegati FIAB da tutta Italia e decine di operatori italiani e stranieri.Il ritratto del cicloturista medio è stato tratteggiato da Richard Weston, dell’università di Central Lancashire, che per conto del Parlamento Europeo sta conducendo una serie di ricerche sulle ricadute economiche del movimento cicloturistico. Con un’età media tra i 45 e i 55 anni (ma i giovani e le famiglie sono in aumento), composto al 40 per cento da donne e con un livello di istruzione superiore alla media, il pubblico che ogni anno effettua vacanza o gite in bicicletta muove un giro d’affari stimato, a livello europeo, in 44 miliardi di euro. “La spesa media è di circa 440 euro a testa per un viaggio di una settimana – ha riassunto Weston -. Sono cifre comparabili, a volte superiori, a quelle di altre forme di turismo. E, visto che in buona parte vengono spesi in piccole realtà del territorio e in circuiti che escono dai percorsi di massa, il loro impatto sull’economia locale è molto forte. Non è vero che i cicloturisti non comprano niente: chiedono servizi di qualità, se non altro perché dopo una giornata a pedalare vogliono stare comodi”. In questo scenario, il vicentino può recitare un ruolo di primo piano. Alcuni dei principali tour operator del settore hanno sede in città – è il caso di Zeppelin Girolibero, che in dieci anni è passato da 2 a 42 dipendenti e ha moltiplicato il proprio parco bici da 24 a 1200 mezzi. E tutto il territorio sta, seppur con qualche fatica, iniziando a considerare questo patrimonio. Il sindaco Achille Variati e l’assessore Massimo Pecori hanno ricordato gli sforzi fatti dal capoluogo. Sia per quanto riguarda il turismo (“il nostro obiettivo è abbinare sempre più la bicicletta con l’arte, la storia, la cultura, la gastronomia e anche i grandi eventi che la città può offrire”, ha sottolineato Pecori), sia per quanto riguarda la mobilità urbana. “Non è possibile che anche in una città raccolta come Vicenza ci si continui a muovere sempre in auto, alla disperata ricerca di un parcheggio. Purtroppo chi si muove in bicicletta non è considerato un cliente, mentre chi sfreccia in auto sì”, ha affermato il sindaco, strappando l’applauso alla platea. In città, negli ultimi anni, sono stati realizzati 30 nuovi chilometri di piste ciclabili (“Pochi, rispetto alle esigenze”, ha aggiunto Variati). In provincia è stato tracciato un progetto che, sfruttando soprattutto le linee ferroviarie abbandonate e gli argini dei fiumi, prevede 13 itinerari di base: alcuni collegati a percorsi più ampi, come la ciclovia della Valsugana, la Treviso – Ostiglia, o i tratti vicentini delle ciclovie che collegano Padova al Lago di Garda e a Trento; altri di carattere provinciale, come le ciclopiste dell’Agno e del Chiampo. Il tutto inserito poi nella rete di percorsi regionali che, dalle Dolomiti alle isole della Laguna, offrono una moltitudine di proposte di grande suggestione, come ha sottolineato il Dirigente Settore Turismo della Regione Veneto Paolo Rosso. “Per una terra di ciclisti come la nostra, la bicicletta è storia, tradizione, economia”, ha ribadito il Capo di Gabinetto della Provincia di Vicenza Dino Secco. I punti critici sono rappresentati dalla scarsità di fondi a disposizione per la realizzazione dei percorsi, e dalla mancanza di una regia complessiva, fatto che vede l’Italia in netto ritardo rispetto ad altri paesi che hanno capito da tempo le potenzialità del cicloturismo. “In Italia c’è una grande quantità di attività, in molti casi di ottima qualità, ma manca una visione complessiva della rete”, ha evidenziato Romolo Solari di Bicitalia Fiab. link Così, spesso, itinerari stupendi sono scollegati l’uno dall’altro (la ciclovia della Val d’Adige non continua fino alla ciclovia del Sole, per dirne una), e tra un comune e l’altro, o una regione e l’altra, cambiano segnaletica, colori, indicazioni. Il lavoro da fare, dunque, non manca: “C’è molto interesse, è il momento giusto per occuparsi di cicloturismo” ha concluso Weston. |
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